Nell’alveare c’è un’ape più grossa delle altre, che si comporta diversamente dalle altre e che dunque ha probabilmente un ruolo diverso dalle altre. Si tratta dell’ape regina.

Per quasi duemila anni si è pensato che quell’ape particolare dovesse essere un re, o comunque il capo delle api. L’equivoco nasce con Aristotele nel 350 avanti Cristo. Da un lato, Aristotele non concepiva api, regine e fuchi come differenziazioni sessuale all’interno della medesima specie, ma pensava fossero ‘generi’ distinti. Dall’altro, il filosofo greco pensava che le operaie fossero maschi, perché dotate di un aculeo per la difesa che evidentemente a nessuna femmina sarebbe mai servito; i fuchi, senza aculeo, dovevano per forza essere femmine. Mentre aveva qualche dubbio sulle regine, in quanto gli era stato riferito (le sue osservazioni non erano di prima mano) che “i capi, cioè le regine, possiedono bensi un aculeo, ma non colpiscono con esso, sicché alcuni non credono che ne siano provviste”. Il traduttore specifica che i termini che Aristotele usa per quella che noi chiamiamo regina significa letteralmente ‘capo’ o ‘re’. (Aristotele, Opere biologiche, a cura di D. Lanza e M. Vegetti, Torino: UTET, 1971)
L’equivoco è stato chiarito due millenni dopo: Luis Mendez de Torres ha mostrato, nel 1586, che il ‘re’ passava il suo tempo a deporre uova, e che quindi avrebbe potuto essere una femmina; nel 1670, Jan Swammerdam ha dimostrato, sezionando una regina, che essa ha le ovaie e che è l’unica femmina fertile della colonia.
Chiarito che non era un re, poiché a tutti pareva evidente che un personaggio così importante doveva per forza essere reale, la si è chiamata ‘regina’, per analogia con le socità umane. Tuttavia le analogie sono pericolose: il termine rimanda alla credenza aristotelica che la regina in qualche modo fosse il capo delle api. Tuttavia, oggi sappiamo che, per quanto sia indispensabile al funzionamento della colonia, la regina non comanda alcunché. Contribuisce certamente a regolare l’attività dell’alveare tramite i propri ferormoni, che ne indicano la presenza alle api. Ma le decisioni importanti della colonia sono prese dalle api, che regolano attività come la sciamatura e la ricerca del nido.
Ormai il nome è assegnato, e difficilmente sarà cambiato. Tuttavia, altri popoli a suo tempo hanno operato scelte terminologiche diverse. In particolare, in alcune lingue slave o dell’Europa orientale (per esempio russo, sloveno, estone, bulgaro) e asiatiche (cinese) la regina è chiamata ‘madre’: una denominazione certamente più consona al suo ruolo, che è quello di ovodepositrice, madre di tutte le api della colonia
Qui la traduzione di 'ape regina' in alcune lingue europee — in rosso quelle che fanno riferimento a 'madre' anziché 'regina' (ottenute con translatr)